Il 16 aprile, Base ha pubblicato un post sull'app sociale on-chain Zora con la frase "Base è per tutti". Minuti dopo, l'account ufficiale Base X ha ripreso il post, collegandosi direttamente al token coniato attraverso la piattaforma di Zora. Solo questo ha fatto schizzare il token alle stelle - ma il giro di gioia non è durato a lungo.
Il prezzo è sceso precipitosamente da $0.0091 a soli $0.00308 entro l'ora, cancellando oltre $15 milioni di valore di mercato.
La società di analisi blockchain Lookonchain ha presto segnalato un pattern sospetto: tre portafogli avevano accumulato grandi posizioni nel token proprio prima che il post fosse reso pubblico e sono usciti poco dopo il picco, realizzando più di $666.000 in profitti combinati. Un portafoglio, 0x5D9D, ha trasformato $1.577 in $267.000, e un altro, 0xBD31, ha guadagnato $231.800. Questi risultati hanno scatenato accuse di accesso insider e sollevato seri dubbi sulla correttezza e trasparenza.
L'investigatore blockchain pseudonimo Dethective ha riassunto incisivamente le critiche: "Base è per tutti - specialmente se sei un insider e puoi guadagnare 200k."
Nel caos successivo al crollo del token e alle critiche, Base ha emesso un chiarimento: il token non era un lancio ufficiale né un prodotto di Coinbase o del team core di Base. Invece, è stato posizionato come un "content coin" - uno sforzo sperimentale per esplorare come post sociali, cultura e momenti digitali possano essere tokenizzati on-chain.
Jesse Pollak, capo del Protocollo presso Coinbase e figura di riferimento dietro Base, ha difeso il concetto su X. Ha sostenuto che i content coins non dovrebbero essere misurati dal prezzo ma dall'impegno culturale. “I content coins non sono costruiti sulla speculazione. Sono costruiti sul significato. Non stai acquistando un progetto - stai collezionando un momento, un'atmosfera, un pezzo di cultura,” ha riecheggiato il collaboratore di Base, Nkechi.
Pollak ha sottolineato che Base non venderà mai questi token né li tratterà come strumenti finanziari. Piuttosto, l'obiettivo è promuovere l'espressione digitale decentralizzata dando valore ai momenti condivisi online. Ciò si allinea con la missione più ampia di Zora di trasformare i contenuti generati dagli utenti - come meme, post e arte - in asset on-chain commerciabili e verificabili.
Mentre alcuni nelle comunità Ethereum e NFT vedono un potenziale nella idea dei “content coins”, altri sostengono che l'approccio di Base sia stato sconsiderato. I critici dicono che la piattaforma non ha impostato aspettative chiare, specialmente data l'influenza e la portata di Coinbase. Il co-fondatore di Pump.fun, Alon Cohen, ha osservato che il capitale sociale nel cripto comporta responsabilità: “Se lanci una moneta e hai influenza sociale, ciò comporta responsabilità.”
Gli scettici si chiedono anche se Base intendesse veramente che l'esperimento fosse aperto e inclusivo, considerando il tempismo dei grandi scambi prima dell'annuncio. La situazione ha riacceso conversazioni sulla trasparenza, leadership etica nel Web3 e la linea sfumata tra esperimenti creativi e trappole speculative.
Nonostante il dramma, il recupero del token suggerisce che c'è ancora un forte interesse speculativo - e forse curiosità - attorno ai contenuti tokenizzati. Il token “Base Is for Everyone” rimane volatile ma continua ad attrarre attenzione on-chain, con $74.000 già guadagnati dal creatore originale attraverso scambi e ricompense su Zora.
Che i content coins diventino una nuova classe di asset legittima o semplicemente la prossima iterazione dei meme coins resta da vedere. Ma una cosa è chiara: mentre i progetti cripto mescolano cultura, comunità e capitale, la pressione per agire con trasparenza e responsabilità non è mai stata così alta.