Le società che accumulano Bitcoin rischiano la rimozione dai principali indici azionari, poiché MSCI sta valutando una modifica delle regole che potrebbe eliminare miliardi di domanda di investimento e ridefinire il nascente settore delle tesorerie in asset digitali.
Cosa è successo: proposta di esclusione dagli indici
MSCI ha annunciato in ottobre l’intenzione di escludere dalle proprie benchmark globali le società che detengono asset digitali per oltre il 50% del totale dell’attivo, citando la somiglianza con i fondi d’investimento. Il fornitore di indici finalizzerà la decisione entro il 15 gennaio dopo un periodo di consultazione pubblica.
MSCI ha proposto di rimuovere dalle proprie benchmark le società con tesoreria in asset digitali dopo aver ricevuto richieste da parte dei clienti sulla loro classificazione. Il fornitore di indici sostiene che queste aziende funzionano come veicoli di investimento più che come imprese operative, rendendole inadatte agli indici azionari che escludono i fondi tradizionali.
Michael Saylor e Strategy — precedentemente MicroStrategy — sono emersi come il bersaglio più evidente della proposta.
Le azioni della società software sono salite del 3.000% dopo l’avvio degli acquisti di Bitcoin nel 2020, anche se il titolo è sceso del 43% nel 2025 a causa della debolezza del mercato delle criptovalute.
Secondo lo studio legale DLA Piper, a settembre almeno 200 società con tesoreria in asset digitali presentavano capitalizzazioni di mercato combinate intorno ai 150 miliardi di dollari.
La lista preliminare di MSCI individua 38 società con 46,7 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato degli emittenti a rischio di esclusione, tra cui l’acquirente francese di Bitcoin Capital B.
Perché è importante: l’impatto sul mercato
I gestori passivi tipicamente detengono fino al 30% del flottante delle grandi società, secondo Kaasha Saini, responsabile della strategia sugli indici presso Jefferies. L’esclusione dai principali indici potrebbe innescare forti deflussi per le società con tesoreria in asset digitali che finanziano gli acquisti di token tramite emissioni azionarie.
Saylor e l’amministratore delegato di Strategy, Phong Le, hanno stimato in una lettera pubblica che la proposta costringerebbe alla liquidazione di 2,8 miliardi di dollari di azioni della società e “raffredderebbe” l’intero settore. Gli analisti di JPMorgan hanno previsto deflussi complessivi fino a 8,8 miliardi di dollari se Strategy venisse esclusa da molteplici indici, inclusi il Nasdaq 100, il CRSP US Total Market Index e vari indici Russell.
TD Cowen ha calcolato a novembre che 2,5 miliardi di dollari del valore di mercato di Strategy derivano dall’inclusione in MSCI, mentre 5,5 miliardi sono legati ad altri indici.
Al 19 dicembre la società presentava un valore di mercato di circa 45 miliardi di dollari.
Matt Cole, amministratore delegato della statunitense Strive, anch’essa acquirente di Bitcoin, ha affermato che le proposte sono state in larga parte già scontate dai mercati. «Nel lungo periodo, penso che aumenti il costo del capitale per tutte le società con tesoreria in bitcoin», ha dichiarato Cole.
Saini ha detto a Reuters di aspettarsi che la maggior parte dei fornitori di indici azionari seguirà l’esempio di MSCI in tema di idoneità delle tesorerie in asset digitali. La potenziale esclusione incide sull’accesso al mercato passivo da circa $15.000 miliardi di dollari, secondo la lettera pubblica di Strategy.
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