Il gruppo parlamentare Sumar in Spagna ha presentato questo mese emendamenti che sposterebbero la tassazione dei profitti derivanti da criptovalute dalla base imponibile del risparmio alla base dell'imposta generale sul reddito, innalzando l'aliquota massima dal 30% al 47%. La proposta riguarda modifiche a tre principali leggi tributarie e applicherebbe un'aliquota societaria del 30% ai guadagni in cripto delle imprese, classificando al contempo tutti gli asset digitali come pignorabili in determinate condizioni. Sumar, un'alleanza politica di sinistra con 26 seggi su 350 nel Congresso dei Deputati spagnolo, è il partner minore nella coalizione di governo con il Partito Socialista.
Cosa è successo: revisione della struttura fiscale
Gli emendamenti presentati il 5 novembre al Congresso riguardano la Legge Generale Tributaria, la Legge sull'Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche e la Legge sull'Imposta sulle Successioni e Donazioni. In base alle norme attuali, i guadagni in criptovalute rientrano nella base imponibile del risparmio, con aliquote massime del 30%.
La proposta riclassificherebbe i profitti da asset digitali non considerati strumenti finanziari come reddito ordinario soggetto alle aliquote generali dell'imposta sul reddito in Spagna, che raggiungono il 47% nello scaglione più alto.
I soggetti societari affronterebbero un'imposta fissa del 30% sui profitti in criptovalute. Il piano incarica inoltre la Comisión Nacional del Mercado de Valores di sviluppare un sistema visivo di valutazione del rischio che mostri avvertimenti codificati a colori sulle piattaforme di investimento. Un altro elemento della proposta classificherebbe tutte le criptovalute come beni aggredibili e suscettibili di sequestro.
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Perché è importante: sfide di applicazione
L'avvocata Cris Carrascosa sostiene che la disposizione sul sequestro sia inapplicabile, in particolare per token come Tether's USDT, che non possono essere detenuti da custodi regolamentati secondo le norme del regolamento sui mercati delle cripto-attività (MiCA). Ha avvertito che la misura creerebbe caos nel regime fiscale spagnolo sulle criptovalute se venisse approvata. L'economista e consulente fiscale José Antonio Bravo Mateu ha definito gli emendamenti «attacchi inutili contro Bitcoin», sostenendo che fraintendono il funzionamento degli asset decentralizzati.
Bravo Mateu ha avvertito che le misure potrebbero spingere i grandi detentori di patrimonio a lasciare il Paese quando Bitcoin raggiungerà valutazioni più elevate. Gli esperti legali sottolineano che far rispettare le norme sarebbe difficile per i token in autocustodia o per gli asset detenuti su piattaforme al di fuori della giurisdizione spagnola.
Due ispettori del Tesoro, Juan Faus e José María Gentil, hanno proposto separatamente un quadro che permetta di tassare Bitcoin in modo diverso rispetto ad altri asset digitali, consentendo ai contribuenti di utilizzare i metodi FIFO (first-in-first-out) o del costo medio ponderato.
La proposta contrasta con le giurisdizioni che offrono un'imposta sulle plusvalenze pari a zero sugli asset digitali. L'agenzia delle entrate spagnola ha inviato 328.000 avvisi di richiamo per le tasse sulle cripto relative al 2022, per poi emettere 620.000 avvisi nel 2024. I sostenitori all'interno di Sumar sostengono che siano necessarie regole più severe per chiudere le scappatoie fiscali e proteggere gli investitori retail in un mercato che considerano ad alto rischio.
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