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I trasferimenti peer-to-peer rappresentano il 67% delle transazioni in stablecoin su Ethereum, ma i volumi sono dominati dalle istituzioni

I trasferimenti peer-to-peer rappresentano il 67% delle transazioni in stablecoin su Ethereum, ma i volumi sono dominati dalle istituzioni

Ethereum le transazioni in stablecoin sono fortemente sbilanciate verso i trasferimenti peer-to-peer, ma l’attività istituzionale rappresenta la maggior parte dei volumi di scambio. I dati di una recente analisi on-chain rivelano la ripartizione tra utilizzo retail e business usage on the network.

Cosa è successo: analisi delle transazioni

Tra agosto 2024 e gennaio 2025, il 67% delle transazioni in USDT e USDC sulla blockchain di Ethereum è stato costituito da trasferimenti peer-to-peer, according ai dati condivisi da James, responsabile dell’ecosistema presso la Ethereum Foundation. Le cifre, tratte da un report di Artemis, hanno esaminato i modelli di pagamento in stablecoin sulla rete.

Nonostante dominino per numero di transazioni, i trasferimenti P2P hanno rappresentato solo il 24% del volume totale. I pagamenti legati alle attività business hanno rappresentato il 76% del volume, pur costituendo solo il 33% delle transazioni.

L’analisi si è concentrata sulle stablecoin ancorate al dollaro USA, che controllano l’88% della capitalizzazione di mercato del settore. Ethereum ospita oltre il 50% dell’offerta globale di stablecoin, rendendola la rete dominante per questi asset.

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Perché è importante: distribuzione dei volumi

I dati mostrano una chiara distinzione tra i modelli di utilizzo delle stablecoin da parte di retail e istituzioni. I trasferimenti individuali di piccolo importo generano un elevato numero di transazioni ma un limitato movimento di valore, mentre i pagamenti business guidano la maggior parte del volume effettivo nonostante un numero inferiore di operazioni.

Artemis ha classificato le transazioni in base al tipo di wallet, categorizzando i trasferimenti tra account esternamente posseduti come attività peer-to-peer.

La ricerca ha escluso dal perimetro le operazioni di minting, burning e i bridge. La società ha riconosciuto i limiti di etichettatura di alcuni wallet istituzionali, che potrebbero incidere sull’accuratezza della classificazione.

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